LA GIUSTIZIA GIUDIZIARIA E LA RICERCA DELLA VERITA’: TRA IDEALE E PROFANO.*
La “giustizia del sistema giudiziario” ricerca la “verità” per il reo, per la vittima[1] per la società.
La ricerca della Verità supera di molto la mera applicazione della legge nei processi giudiziari e corrisponde ad un bisogno umano essenziale.[2]
“Mi preoccuperebbe molto – si badi – se le implicazioni di quel che sto dicendo venissero intese come una rinuncia alle o un’attenuazione delle garanzie nella formazione della prova, della presunzione di innocenza, del giusto processo. Così ho elaborato quattro tipi di verità…
C’è la verità intesa come un’osservazione al microscopio fondata sull’evidenza…il tipo di verità a cui perviene la prova scientifica in giudizio è di questo genere.
C’è poi la verità logica intesa come verità insita in un assunto. La verità processuale è una verità logica che si appoggia su una prova…e la prova come è noto deve essere sufficientemente solida da sostenere gli effetti sanzionatori di una condanna.
Chiamo verità esperienziale il terzo tipo di verità. Prendo questa categoria da Ghandi...La verità esperienziale, secondo me, è la forma di verità che conta di più per ciascuno di noi nella gran parte delle nostre decisioni…
Il quarto ed ultimo tipo di verità è ciò che chiamo verità dialogica, ispirandomi al filosofo tedesco Habermas. Una polifonia, una pluralità di voci.
Ciò che ha dato ricchezza all’operato della Commissione è stato il combinarsi della verità esperienziale e della verità dialogica, perché la Verità non è mai qualcosa che può essere catturato una volta per tutte .”[3]
La ricerca della verità è il fine ed al contempo il grande problema del processo penale:[4] l’accertamento dei fatti, la valutazione della loro ingiustizia, la ricerca del colpevole e della sua responsabilità a cui segue l’irrogazione della pena.
Tuttavia il processo penale non ricerca la verità a tutti i costi: l’acquisizione delle prove è sottoposta a regole processuali, con termini, condizioni e prescrizioni formali e conseguenze decadenze ed inammissibilità a garanzia della legittimità della formazione della prova.
All’esito del processo v’è la dichiarazione di responsabilità[5] o di innocenza. Il dubbio del giudice corrisponde al favor rei ed il colpevole è dichiarato innocente; al pari di altri casi che giovano al colpevole per es. la prescrizione
“può sembrare che sia qui un residuo di epoche passate, ma anche i residui hanno una loro spiegazione:
Pasquale avv.Lattari
*E' una riflessione inserita nel testo - di prossima uscita -sulla Giustizia Riparativa (che il tempo ampio e fecondo di questi mesi di distanziamento sociale ha reso possibile).
[1] Han Lex componente Commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione afferma “E’ la ricognizione della “verità” delle loro esperienze che offre alle vittime una effettiva base per la restaurazione della loro dignità. Negare a una persona la realtà della sua esperienza è un abuso rilevante che va al nucleo, all’essenza di quella persona. Poter lenire quell’abuso offre alla persona una strada per riguadagnare la sua dignità..”
[2] vd JMorineau La mediazione umanistica pg. 141 Trento 2018.
[3] Albie Sachs e Pumla Gobodo Maidkizela in dialogo sulla giustizia riparativa in Storie di giustizia riparativa Il mulino 2017 pg. 208.
Anche la verità processuale è concetto tutt’altro che stabile e certo…si veda per es. il concetto di giudicato della sentenza e la sua possibile revisione …
[4] cfr Cartabia/Violante Giustizia e mito Bologna 2018.
[5] La responsabilità moderna derivante dalla libertà, autonomia e volontà della persona è stata acquisita ad opera del depositarsi dei principi del cristianesimo su quelli della cultura romana che con l’elaborazione culturale successiva dell’umanesimo e rinascimento, illuminismo, romanticismo ha affrancato l’uomo dalla responsabilità derivante dal suo destino al quale non era possibile sottrarsi (si vedano le Tragedie greche..per es. Edipo Re).
[6] Zagrebelski Il diritto allo specchio pg. 370