LA BILANCIA DELLA GIUSTIZIA (PARTE QUARTA di: La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti)



                                                                                Perugino Prudenza e giustizia sopra sei savi antichi -  La Sala delle Udienze del Collegio del Cambio a Perugia 1496-1500



 

LA BILANCIA DELLA GIUSTIZIA (PARTE QUARTA di: La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti).[1]

 

La giustizia è concetto profondo ed ampio e non è di facile rappresentazione.[2] Tuttavia i plurimi valori e significati della Giustizia  non hanno impedito di raffigurarla con diversi simboli: la bilancia è un elemento – strumento di uso quotidiano – ricorrente in quasi tutte le rappresentazioni della giustizia.(vd immagini in post precedenti parti I - II - II)

 

E la raffigurazione della bilancia nella giustizia umana non è che l’estensione dell’immagine del giudizio divino. Tra i tanti esempi:


-nell’Iliade al canto 22 Zeus pesa le vite di Achille ed Ettore e poiché il piatto di quest’ultimo si calava verso il basso – la terra – fu abbandonato da Apollo dio del Sole (e sappiamo come finì..)

-in Egitto la Dea Ma’at  ed Anuri  sono raffigurati con bilance con cui pesano le anime e  le colpe  dei morti all’ingresso dell’aldilà (vd immagine in post precedenti Parte III)

-nel mondo ebraico e nella Bibbia la bilancia ricorre  nel giudizio di Dio (Libro di Daniele 5,27 “Tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante”; Libro di Giobbe 31, 6-7: «mi pesi Dio con bilance di giustizia e conoscerà la mia integrità»).


-alla misura di riferimento per il  giudizio divino sulla  valutazione dei  comportamenti di vita  dell’uomo fa riferimento la Parabola dei Talenti ( narrata nel Vangelo secondo Matteo 25,14-30; una parabola simile, detta parabola delle mine (unità di misura inferiore rispetto al talento) si trova nel Vangelo secondo Luca 19,12-27.):  la moneta del talento - che per l’epoca corrisponde  ex sé ad unità di misura e di valore per il commercio (divenuta metaforicamente dono o capacità  umana) – ricevuta diventa criterio di valutazione e di giudizio della condotta da parte del Padrone. (vd  xilografia 1712 - Parabola dei Talenti) 





-anche nell’iconografia cristiana la bilancia è presente:  tenuta da S Michele l’arcangelo del giudizio.



                                                                                                


                                                                                                       Rogier Van der Weyden Polittico Giudizio Universale 1443.1451 (particolare Arcangelo Michele)

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La bilancia è strumento e simbolo di valutazione ed anche  di equilibriolibra (bilancia) deriva da equilibrium (composto da aequi=uguale e libra=bilancia) e  libbra  è anche moneta ed unità di misura.


La bilancia  è strumento di giudizio ex sé …e quindi la bilancia è simbolo per antonomasia e rappresenta i l giudicare:  sul bene e sul male, su ciò che è corretto e ciò che non lo è,  su ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. 

 

E per questo nelle mani della Donna/Giustizia l’immagine della bilancia è ricorrente e prevalente ed è evocativa ed assorbente dell’idea del giudizio.

 

L’ immagine ed il simbolo della bilancia attiva suggestioni ed emozioni immediate e tranquillizzanti

 

-La bilancia è - per lo più - retta dalla donna/Giustizia con la mano sinistra : la mano della Giustizia che rende e restituisce il colpo e che rappresenta da sempre la forza e che  impugna la spada (!!) è la destra;   e la sinistra è - al suo cospetto - “la manca” - originariamente nel significato comparativo e negativo  ma che qui assume un accezione positiva: la sinistra è la mano  più lenta e - quindi - più riflessiva e ponderata..meno vendicativa. Ed anche se l’immagine totale non dà una consecutio delle azioni della dx e della sx tuttavia l'attività della  bilancia della sinistra viene prima dell’uso della destra che reca la spada.



                                                                                                                      C.Maccari (1840-1919)  La giustizia con la bilancia era spada tra la legge e la  forza




-La bilancia che la donna/Giustizia tiene è la libra o bilancia a due piatti e due bracci. 


Cosa ben diversa dalla stadera ossia la bilancia ad un piatto - che sicuramente ricordiamo usata nei mercatini rionali o direttamente dai contadini -   e che accoglie e pesa la merce o gli oggetti  in rapporto ad un peso assoluto esterno al piatto e di solito posto sull'unico braccio della stessa. 




La bilancia a due piatti o libra quindi pesa e valuta  le  due posizioni in conflitto ed in rapporto tra loro e non in assoluto:   “Solo il giudizio divino finale è categorico…in effetti nelle rappresentazioni del giudizio finale il Cristo non pesa ma separa l’umanità in due…[3]                                  


                                      (vd Michelangelo Giudizio Universale  cappella Sistema - Particolare)

 

-La bilancia a due piatti è aperta ed accogliente.

la libra può accogliere e valutare  le ragioni di un cittadino in rapporto a ciò che la legge (positiva o anche morale) prescrive…

I due piatti della  libra simboleggiano anche i doppi lati della giustizia[4]: il rigore e la clemenza, il diritto e l’equità, la lettera della legge ma anche i valori a cui si ispira; la legge ma anche i principi superiori dell’ordinamento. 

 

-La bilancia a due piatti evoca non solo la corrispettività ma anche la comparazione:  ciò che si pesa sui due piatti rende diverse riflessioni sia sotto il profilo processuale e procedurale – che è presupposto – del giudizio sia della pesatura finale : 

-le parti devono avere stesse opportunità/possibilità di mettere e far pesare sulla bilancia le loro ragioni

- la dignità delle parti è e deve  identica sia nella fase procedurale che nella valutazione dell’esito del percorso

- la valutazione circa l’intero procedimento è affidata ad un terzo e per questo

- il terzo deve essere imparziale e idoneo alla valutazione

- l’intero percorso  – sia procedurale che finale – deve poter essere verificato, riscontrato coram populo pubblicamente ed in modo trasparente

- il giudizio finale - in caso di differente posizione dei piatti - comporta che: 

a) anche le ragioni di chi “pesa meno” hanno dignità e vanno valutate

b) occorre solo constatarne il disequilibrio oppure si deve riequilibrare i piatti?? 

 

E tutto ciò attiva – ed ha attivato - profonde riflessioni giuridiche e giudiziarie e distanti soluzioni derivanti proprio dalla diverse visioni e manifestazioni della giustizia (retributiva, redistributiva e compensativa, ripararativa etc…)

 

Ma l’immagine  ed il simbolo della bilancia può attivare anche emozioni e suggestioni negative e contrastanti. 


- La bilancia ispira sensazioni di angoscia e di minaccia: 

“Per chi è accusato è meglio muoversi che star fermi, perché quello che sta fermo può trovarsi su una bilancia ed essere pesato con tutti i suoi peccati”  (Josef K in “Il Processo F.Kafka”)

Il giudizio è un "mistero" ed un mistero perenne (vd  S.Satta Il Mistero del Processo Adelphi 1994)

Il giudizio è quindi ex sé  fonte di angoscia: affrontare un giudizio – più evidente nel penale -  incute timore  e paura …si pensi per esempio allo studiato ed acclarato fenomeno della cd. Vittimizzazione secondaria..ossia i  pregiudizi psicologici e relazionali che subisce la vittima di un reato nel dover affrontare il giudizio che si sommano a quelli della vittimizzazione primaria  derivante dal reato.  


- La bilancia può divenire uno strumento ingiusto: lo strumento attiva il timore circa la bontà del suo funzionamento  ed anche circa l’alterazione del mezzo da parte di chi lo usa; ma, soprattutto, è costante il timore e la paura della parzialità di chi giudica e deve valutare l'esito finale delle operazioni della bilancia:

a – lo "strumento" bilancia ha bisogno di continua manutenzione e verifica affinchè i suoi elementi ed ingranaggi la rendano funzionale ed efficiente all’uso

b- le posizioni delle parti di fronte alla bilancia non sono uguali:  spesso sono divergenti in ragioni del potere e del censo..etc…e ciò sia nel momento procedurale di accesso allo strumento – cosa si può mettere sul piatto e cosa può pesare.. - che nel momento del giudizio finale

c- il pericolo della valutazione affidata ad un terzo è sempre incombente in ragione della sua possibile parzialità

d- la bilancia come simbolo nella sua integralità e complessità ben può essere immagine ipocrita nelle mani del potere o del potente di turno: “bisognava che Don Rodrigo (ndr) usasse  certi riguardi, tenesse in conto parenti, coltivasse l’amicizia di persone alte, avesse una mano sulle bilance della giustizia, per farle a un bisogno traboccare dalla sua parte, o per farle sparire , o per darle anche, in qualche occasione, sulla testa di qualcheduno che in quel modo potesse servir più facilmente che con l’armi della violenza privata.” (A. Manzoni I promessi sposi cap XIX)


 

E - per restare con l’autore -  ben possiamo con un po' di sana ironia concludere: ”Così va spesso il mondo… voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo.“ ( A. Manzoni,  I promessi sposi cap. VIII).


 

Pasquale avv.Lattari

 



 

 

 

                               

                              

                                                                                                                                        Don Rodrigo in un immagine tratta dall'edizione del 1840 de I promessi Sposi.


 

 



[1] Il titolo - riassume i contenuti di  diversi incontri e seminari recenti – verrà sviluppato in diverse e successive parti.  Per i riferimenti bibliografici  oltre a quelli citati in P.Lattari La giustizia riparativa Una giustizia umanistica e dell’incontro Milano 2021 il recente G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021; A.Prosperi Giustizia Bendata Percorsi storici di un'immagine Torino 2008;  F. Alati in  http://www.artearti.net/magazine/articolo/lantica-triade-simbolica-della-giustizia-la-bilancia/

 

[2] In un dialogo immaginato  da Battista Fiera, pubblicato nel 1515, intitolato De iusticia pingenda, con Andrea Mantegna,  poneva il problema di come  poter raffigurare l’immagine della giustizia. Il famoso pittore – all'epoca ormai morto – rappresentava le insormontabili difficoltà di rappresentare la giustizia su un argomento. 

“Mantegna si consulta principalmente con filosofi, ma ognuno ha idee molto diverse: c’è chi la vorrebbe seduta, chi in piedi; chi con un occhio dietro per guardarsi le spalle, oppure coperta di occhi, come Argo, affinché nulla possa sfuggirle; chi con una bilancia in mano e priva dell’altra, per impossibilitarle di barare; chi con una squadra di piombo in mano oppure armata di spada.” Momo, interlocutore del Mantegna nell’immaginato dialogo afferma  considerando l’incompatibilità delle idee espresse, dichiara «per Ercole, dipingerla (la giustizia) non si può»". In “QUESTA È LA MIA IDEA IDEA”L’ICONOGRAFIA DELLA GIUSTIZIA SECONDO BECCARIA T. Effer in  Etica & Politica / Ethics & Politics, XXII, 2020, 2, pp. 669-694 ISSN: 1825-5167;  Vd anche Prosperi op. citata pg. 6 e segg.ti.

 

[3] Zagrebelsky op.cit.pg 72.

[4] non è detto che i piatti della bilancia siano contenitori delle ragioni dei litiganti. Potrebbero perfettamente simboleggiare il doppio lato della giustizia, del quale la giustizia debba tener conto: il rigore e la clemenza. “ Zagrebelsky op cit pg 74.

LA GIUSTIZIA E’ DONNA (PARTE TERZA) La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti.


                                                                                                                                                Allegoria della Giustizia  A. Canova (1757-1822) 

LA GIUSTIZIA E’ DONNA (PARTE TERZA) La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti.[1]

La Giustizia è raffigurata da sempre con l’immagine di una donna.  

Sin dall’antichità ed ispirata dalla mitologia la Giustizia - nonostante i più grandi legislatori (da Hammurabi a Mosè, da Solone a Giustiniano) e giudici (si pensi a Salomone per tutti) siano stati uomini e le società siano state – per lo più - patriarcali - è da sempre raffigurata con una figura femminile. 


E’ donna Maa’at la dea Egizia della giustizia che pesa con la bilancia le anime. (vd immagine in Libro dei Morti)

E’ donna Antigone che oppone la sua giustizia fondata sulle leggi eterne e non scritte ed incorrotte “incrollabili degli dei, che non da oggi né da ieri ma da sempre sono in vita, né alcuno sa quando vennero alla luce”   alla giustizia  di Creonte che per decreto impone nuove regole con quelle contrarie. 

E’ donna Dike che Esiodo – avendo sperimentato ingiustizia dal fratello che aveva subornando i giudici ottenuto porzione maggiore di eredità ed in Le opere e i giorni invoca Giove per la violenza subita -  “crea”, figlia di Giove e Themis, che siede accanto al padre e lo informa delle azioni malvagie degli uomini affinché provveda a punirle. 

La donna/Dike è definita “Vergine” da Platone (Leggi XII 943e), e ad imitazione di tale caratteristica i giudici della terra devono essere incorrotti ed incorruttibili. 

E’ donna  Pallade Atena che - nelle Eumenidi di Eschilo - istituisce il tribunale dell’Areopago per evitare che le Erinni applicassero la vendetta su Oreste che aveva ucciso la madre ed l’amante Egisto per vendicare il padre Agamennone ucciso da questi (che vendicavano l’uccisione della figlia Efigenia immolata agli Dei per propiziarseli e vincere la guerra di Troia)

Anche a Roma la Iustitia ha l’immagine di una donna.


E’ donna la Iustitia nelle monete romane: “Sul diritto di un dupondius di Tiberio, dell'anno 23, si vede la testa di Livia, madre dell'imperatore, con l'iscrizione Iustitia. In Livia, la donna più degna di rispetto dell'Impero, si impersona la Iustitia.” [2]

 

Nella mitologia Romana Iustitia  è una delle Ore che dopo il regno di Saturno – età dell’oro – con l’avvento di Zeus - età del ferro – scappa dalla terra per l’empietà degli uomini e si rifugia nei cieli dove diviene la costellazione della  Vergine (detta anche Astrea).[3]

 

E nel cielo zodiacale era contigua alla costellazione della Bilancia o Libra (simbolo di equilibrio tra giorno e notte); ed i simboli delle due costellazioni vengono associati e correlati: la verginità e la purezza delle Vergine si sposa con l’armonia e l’equilibrio della Bilancia o Libra. 

Ed è la vergine di Virgilio  che - nella IV ecloga  Bucoliche – torna e  preannuncia la venuta di un bambino dall’alto dei cieli che rigenererà il mondo.[4]

E la visione “profetizza” – alcuni decenni prima della Storia - l’avvento del Cristo attraverso proprio una Vergine/madre.

E tale testo è  fonte di conversione per Stazio che Dante e Virgilio incontrano nel Purgatorio canto XXII che – proprio in riferimento all’età dell’oro/Regno di Saturno -  afferma:  “Secol si rinova; torna giustizia e primo tempo umano,
e progenïe scende da ciel nova.”

 

-Nel medioevo la Giustizia è la donna  –  a malapena scorta dagli uomini come riflessa in uno specchio - nel templum Iustitiae[5] con gli occhi come stelle e sguardo ardente e circondata da virtù tutte femminili  -ReligioPietasGratia,VindicatioObservantiaVeritas.[6]

 

-E nella tradizione cristiana - pur essendo la giustizia  una qualità divina ben distinta dall’umana - continua l’immagine della giustizia raffigurata da una donna/mater – che genera vita ed è feconda di virtù e rapporti giusti - e che ben coesiste  con l’attributo dell’incorruttibilità che ha come riferimento la verginità femminile.


E’ l’immagine della Madonna che  S.Bernardo invoca  “Vergine madre figlia del tuo figlio”  dell’ultimo canto del Paradiso dantesco. E la Madonna risponde alle invocazioni – che corrispondono ad attributi della Giustizia -  di  Virgo clemens e  Speculum iustitiae nelle Litanie Lauretane[7]. (vd rappresentazione devozionale a lato)

 

  




E tali simboli e significati ed aspetti  si ritrovano nelle immagini femminili  della giustizia – che rimandano al divino - dell’arte medievale e rinascimentale.


In Giotto la donna/Giustizia della Cappella degli Scrovegni (1306) ..... 

 


....è molto simile alle fattezze, postura e posizione ambientale della Vergine della Maestà di Ognissanti (Uffizi Firenze 1310)





 




 

Nel Perugino  la virtù della Giustizia è donna insieme alla Prudenza  nell'affresco del Collegio del Cambio Perugia (1500).( donne sono anche La fortezza e temperanza in un altro affresco) 



La donna Giustizia in Raffaello nella Stanza della Segnatura in Vaticano

è posta sulla volta  al di sopra delle altre virtù...perchè è superiore alle stesse  (riprende Aristotele che afferma la perfezione della Giustizia "nella Giustizia è compresa ogni virtù" (Eth Nic. V) ..ma anche le sacre scritture  il libro della Sapienza: «Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza delle quali nulla è più utile all’uomo nella vita» (Sap. 8,7) e la visione della Giustizia di S.Agostino)   





Le altre 3 virtù cardinali - prudenza, fortezza e temperanza -  sono poste su una parete della Stessa stanza. 


 











E la figura di donna continua a permanere anche nella simbologia dell’arte moderna e contemporanea. (vd Statua Giustizia di Attilio Selva (Trieste1888 – Roma1970) in Tribunale Milano)




Ma l’immagine/simbolo  della giustizia come donna  genera anche significati ed attributi e riferimenti con accezioni negative rispetto a quelli indicati.

 

-La donna è inaffidabile: il mito di Pandora - la prima donna mortale della mitologia greca creata dagli dei - devia dalle indicazioni divine ed apre il vaso, affidatole da Zeus con il divieto di aprirlo  perché liberato tra gli uomini tutti i mali in esso racchiusi. 

 

-La donna è seduttrice ed  ammaliatrice: la maga Circe attira ed a suo piacimento trasforma gli uomini  in animali ( maiali, cani, leoni in ragione del proprio carattere e natura). ( Odissea X, 210 e sgg)


-La donna è vendicatrice: Medusa  per il reato subito non dà scampo agli uomini che le rivolgono lo sguardo..e ciò  nonostante Perseo le avesse tagliato la testa.[8]                                                             
(vd scudo con Testa di Medusa - Caravaggio 1598 Galleria Uffizi Firenze)





 -La donna è ingannatrice:  è Eva che è tentata ed è -  al contempo - tentatrice (nell'affresco di Masolino Le tentazione di Adamo ed Eva nella Cappella Brancacci a Firenze  anche il serpente ha le sembianze femminili!!). 







La donna/giustizia  -  per conseguenza  - è corrotta e/o può corrompersi.

 

E’ immagine di giustizia di Bansky effigiata in una statua posta a Londra (ma subito rimossa..e che tuttavia si reperisce sui social) con elementi e simboli di una donna corrotta.


E tali visioni della donna inidonea alla giustizia ed al suo equilibrio è una visione ormai superata non solo dalla storia ma anche nella percezione e nel comune sentire dei cittadini.[9]



Le contemplazioni delle immagini e dei simboli stimolano significati mai assorbenti e totalizzanti e che, quindi,  ben possono coesistere con accezioni e sfumature diverse e complementari - se non contrarie -  ...riposano sull'inafferrabilità del "bene giustizia".. mai raggiunto..e di cui si è in perenne  ricerca. 


E significati ambivalenti stimolano anche gli altri simboli con cui è rappresentata la giustizia a cui saranno dedicati successivi post.

 


Pasquale avv.Lattari

[1] Il titolo - riassume i contenuti di  diversi incontri e seminari recenti – verrà sviluppato in diverse e successive parti.  Per i riferimenti bibliografici  oltre a quelli citati in P.Lattari La giustizia riparativa Una giustizia umanistica e dell’incontro Milano 2021 il recente G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021 pg 57 e segg.ti 

[2] Iustitia di W. Köhler Enciclopedia dell' Arte Antica (1961) in https://www.treccani.it/enciclopedia/magnificentia_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ ove sono citate anche altre raffigurazioni della giustizia con effigie di donna su monete romane. 

[3] Victa iacet pietas, et Virgo caede madentes, ultima caelestum, terras Astraea reliquit. "Vinta giace la pietà, e la vergine Astrea lascia — ultima degli dei — la terra madida di sangue" (Ovidio, Metamorfosi, I, vv. 149-150). 

[4] (vv. 5.7): magnus ab integro saeclorum nascitur ordo. Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna; iam nova progenies caelo demittitur ab alto. "nasce di nuovo il grande ordine dei secoli. Già torna la Vergine, torna il regno di Saturno; già la nuova progenie discende dall'alto del cielo". 

[5] in  Questiones de iuris subtilitatibus di autore ignoto attribuite ad Irnerio o a Piacentino o ad un glossatore del XII sec. che riprende l’immagine del sanctissimum templum del Digesto di Gisutiniano per legittimare la generalità del diritto romano come ius comune a cui dovevano ispirarsi tutti i diritti particolari dei territori componenti l’impero.


[6] Virtù assunte a  parti o attributi della giustizia  in San Tommaso. (Summa theologiae, IIa-IIae, qu. 80, specie in pr. e arg. 1) 

 

[7] Lauretane per l'uso che se ne fa nella Santa Casa di Loreto a partire dalla prima metà del secolo XVI

 

[8] Ovidio nelle Metamorfosi narra di Medusa - in origine ragazza bellissima che fu violentata da Poseidone dio del mare nel tempio di Atena -  trasformata da Atena  in un mostro con i capelli come serpenti che pietrificava chiunque avesse incrociato il suo sguardo nonostante Perseo le avesse tagliato la testa …"Venga Medusa: sì ‘l farem di smalto" (Dante, Inferno IX -52)


[9] Anche se non è acquisizione antica…in Italia per es. solo dopo il 1963 si apre alle donne l’accesso alla magistratura italiana. Di quanto emerse nei lavori della Costituente in cui si legge tra l’altro “la donna deve rimanere la regina della casa, più si allontana dalla famiglia più questa si sgretola. Con tutto il rispetto per la capacità intellettiva della donna, ho l’impressione che essa non sia indicata per la difficile arte di giudicare. Questa richiede grande equilibrio e alle volte l’equilibrio difetta per ragioni anche fisiologiche (ciclo mestruale). ….”  si veda Zagrebelsky la Giustizia come professione pg. 65 e segg.ti ove cita tale espressioni relativve ai lavori 10 gennaio 1947 IIsez. II sottocommissione; 26 novembre 1947 Assemblea.

La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti. I SIMBOLI (PARTE SECONDA)


                                                                                         H.Gieng Statua Berna 1543


La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti. I SIMBOLI (PARTE SECONDA) 


Pensare la giustizia è esplorare una problematica umana essenziale,[1] vasta quanto il mondo, antica profonda[2] quanto l’uomo e la sua coscienza. 


La giustizia è insita in tutte le riflessioni sull’uomo; e nel suo rapporto con il Divino e sul suo vivere sociale. La Giustizia ha infiniti significati e sfaccettature, uno per ciascun ambito d’investigazione a cui hanno contribuito i simboli e le immagini con le quali è stata rappresentata sin dall’antichità. 

La giustizia  - specie nel suo carattere ideale -  ha necessità di essere identificata agli occhi umani con simboli ed immagini: “per essere visibile ammirata o temuta ha bisogno di essere rappresentata, resa presente con qualcosa che, colpendo i sensi genera idee.”[3] 


I simboli sono evocativi ed immaginifici: danno da pensare e da agire molto. Il simbolo più che argomentare e  descrivere dà suggestioni e significati esperimentati nel tempo ma validi e con prospettive future. Il simbolo attiva immediate emozioni, pensieri e reazioni e  solo in via mediata attiva riflessioni e speculazioni.  E proprio perché attiva in primis  emozioni il simbolo e l’immagine si presta  a interpretazioni soggettive: così i simboli della giustizia sono diversamente visti, interpretati e sperimentati per es. da chi la esercita la giustizia in maniera attiva (si pensi al giudice o all’avvocato) o da chi per es. la subisce nel processo (si pensi all’imputato e distinto da questo alla vittima del reato)... “detto diversamente: a seconda che la si guardi dall’altro del potere che la brandisce o dal basso della debolezza di coloro che la subiscono. Infatti, in generale, i simboli non hanno significato alcuno se non siamo noi a darlo loro. Così facendo, li facciamo nostri e li facciamo vivere. Essi vengono a vivere, dunque la nostra stessa vita e le vite sono tante, così altrettanti sono i significati di questi nostri compagni di viaggio.” [4] 


Ed in particolare a ciascuno il simbolo evoca un’esperienza propria: il significato dato al simbolo è esperienziale ed in ragione della propria esperienza di giustizia. E da sempre l’iconografia ha raffigurato la giustizia con simboli e segni: la Giustizia è raffigurata – per lo più - da una donna con la bilancia, la spada e la benda


E l’approccio, la visione di ciascuno di tali simboli ed immagini è quindi ampia, aperta e – proprio in ragione della posizione e dell’interpretazione esperienziale degli occhi di chi li guarda - ambigua. 

“Anzi proprio l’ambiguità ne alimenta i significati.”[5] 


Infatti ciascuno simbolo della giustizia  si presta ad interpretazioni ambigue se non opposte. E l’immagine della donna è simbolo di virtù ma  anche di corruzione.  La bilancia segno ponderazione ed equililibrio al contempo rappresenta anche il suo opposto: la parzialità e la faziosità. E la spada immagine della forza e della pena per i colpevoli al contempo è anche  segno di violenza, vendetta e brutalità della giustizia. Ed anche  la benda immagine di imparzialità e distacco spesso è interpretata e diviene segno di cecità e casualità…. 


Ma più diffusamente  di ciascun simbolo e della sua duplicità ed ambiguità tratteremo nelle prossime puntate. 


Pasquale avv.Lattari



[1] “Su tre cose si regge il mondo: la giustizia, la verità e la pace. Così la Mishnah (avot I,189), che commenta: le tre cose sono in realtà una sola: la giustizia. Infatti, appoggiandosi la giustizia sulla verità segue la pace.” G. Zagrebelsky L’idea di giustizia e l’esperienza di giustizia in C. M. Martini Le Cattedre dei non credenti Milano 2015 pg. 1159.

[2] “ora però facciamo attenzione alle parole perché esse, soprattutto quando sono antiche, racchiudono un messaggio prezioso. Lo riconosceva anche Wittgenstein: “Quanto più una parola è vecchia, tanto più va a fondo”” V Mancuso Il coraggio e la paura Milano 2020 pg. 15.

[3] G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021 pg 57

[4] G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021 pg 59

[5] G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021 pg 71