La giustizia donna bendata con bilancia e spada..quante suggestioni..anche attualissime!!

Narrenschiff, la Nave dei folli Sebastian Brant, Basilea 1497 


La giustizia donna bendata con bilancia e spada..quante suggestioni!!

“io vidi una donna bellissima, con gli occhi bendati ritta sui gradini di un tempio marmoreo. 
Una gran folla le passava dinanzi, alzando al suo volto il volgo implorante. 
Nella sinistra impugnava una spada, colpendo ora un bimbo, ora un operaio ora una donna che tentava di ritrarsi, ora un folle.Nella destra teneva una bilancia; nella bilancia venivano gettate monete d’oro da coloro che schivavano i colpi di spada. 
Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto: “non guarda in faccia a nessuno”
Poi un giovane col berretto rosso balzò al suo fianco e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia eran tutte corrose sulle palpebre marce; le pupille bruciate da un muco latteo; la follia di un’anima morente le era scritta sul volto. Ma la folla vide perché portava la benda.” 
Edgar LEE Master Antologia di Spoon River.

I simboli dell’immagine iconografica  della giustizia: la donna quale virtù morale;  la bilancia quale equilibrio e ponderazione; la spada quale forza per irrogare pene e dividere il giusto dall’ingiusto, la benda simbolo di imparzialità ed equidistanza[1]  vengono “alterate” completamente dall’autore. 

L’esperienza lo ha indotto a tanto: da avvocato difese un giovane accusato di simpatie anarchiche e condannato a morte insieme ad altri 7 a conclusione delle manifestazioni di protesta - nell’America del 1886 - per la giornata lavorativa di 8 ore che lasciò come retaggio la festa del primo maggio ma anche l’idea nell’autore  che quei ragazzi fossero vittime di una vendetta di classe più che rei che meritassero tale pena. 

Ma la giustizia è stata anche  rappresentata senza benda perché deve “vedere bene”: ne è esempio splendido la Giustizia di Raffaello Sanzio nella volta  della stanza della Segnatura in Vaticano.


Tuttavia l’immagine della giustizia con la benda ha avuto sicuramente più fortuna forse perché è immagine ambigua:  è simbolo di casualità - perché non vede bene – ma anche - all’opposto - di imparzialità  ed incorruttibilità. 

L’idea di giustizia, sin dall’iconografia,  ha infiniti significati e sfaccettature, uno per ciascun ambito d’investigazione:  pensare la giustizia è esplorare una problematica grande quanto il mondo, antica quanto l’uomo, profonda quanto la sua coscienza. 

Ed il concetto di giustizia, nonostante la fondamentale rilevanza e la plurima e variegata significanza ed applicazione ha in sé una insanabile contraddizione: “manca una definizione riconosciuta di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto.”[2]

Si possono cercare con molta umiltà alcune coordinate e chiavi di lettura a partire dalla propria esperienza.  

Ed a pensarci bene il senso, il contenuto della giustizia nasce, cresce e si approfondisce in ciascuno non con elaborazioni teoriche e neppure forse.. con leggi o con previsione di reati …ma – paradossalmente!! - da un concreto atto di ingiustizia.

Ci si rende conto compiutamente del contenuto della giustizia e circa il rispetto o meno delle regole nei nostri confronti (che deve valere anche per gli altri)..solo quando …e (ripeto!!) solo quando ..subiamo un concreto atto di ingiustizia… infatti: 

“Se non ci fosse l’INGIUSTIZIA della GIUSTIZIA non si conoscerebbe neppure il nome “ (Eraclito)


Pasquale avv.Lattari

*E' una riflessione inserita nel testo sulla giustizia riparativa - di prossima uscita - che il tempo ampio e fecondo di questi mesi di distanziamento sociale ha reso possibile.




[1] La figura della giustizia bendata compare per la prima volta alla fine del medio evo (in una delle xilografie del Narrenschiff, la Nave dei folli di Sebastian Brant, pubblicata a Basilea nel 1497)
[2] G.Zagrebelsky La cattedra dei non credenti Bompiani 2015 pg 1160 che continua: “L’intera storia dell’umanità è una lotta per affermare concezioni della giustizia diverse e perfino antitetiche, “vere” solo per coloro che le professano. Per lo più si è venuti a questo: che giusto è ciò che corrisponde alla propria visione della vita in società (la giustizia, si dice, sta necessariamente in una relazione sociale), ingiusto ciò che la contraddice. Così però la giustizia rinuncia alla sua autonomia e si perde negli ideali o nelle ideologie o nelle utopie. Si riduce a un artificio retorico per valorizzare questa o quella visione politica: la giustizia proletaria, la giustizia etnica, o volskisch del nazismo, la giustizia borghese ecc ciascuna presentata come giustizia autentica, alternativa alle altrui contraffazione della giustizia…Dietro l’appello ai valori più elevati ed universali è facile che si celi la più spietata lotta per il potere il più materiale degli interessi. Quanto più puri e sublimi sono quei valori tanto più terribili sono gli eccessi che giustificano”