LA BILANCIA DELLA GIUSTIZIA (PARTE QUARTA di: La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti)



                                                                                Perugino Prudenza e giustizia sopra sei savi antichi -  La Sala delle Udienze del Collegio del Cambio a Perugia 1496-1500



 

LA BILANCIA DELLA GIUSTIZIA (PARTE QUARTA di: La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti).[1]

 

La giustizia è concetto profondo ed ampio e non è di facile rappresentazione.[2] Tuttavia i plurimi valori e significati della Giustizia  non hanno impedito di raffigurarla con diversi simboli: la bilancia è un elemento – strumento di uso quotidiano – ricorrente in quasi tutte le rappresentazioni della giustizia.(vd immagini in post precedenti parti I - II - II)

 

E la raffigurazione della bilancia nella giustizia umana non è che l’estensione dell’immagine del giudizio divino. Tra i tanti esempi:


-nell’Iliade al canto 22 Zeus pesa le vite di Achille ed Ettore e poiché il piatto di quest’ultimo si calava verso il basso – la terra – fu abbandonato da Apollo dio del Sole (e sappiamo come finì..)

-in Egitto la Dea Ma’at  ed Anuri  sono raffigurati con bilance con cui pesano le anime e  le colpe  dei morti all’ingresso dell’aldilà (vd immagine in post precedenti Parte III)

-nel mondo ebraico e nella Bibbia la bilancia ricorre  nel giudizio di Dio (Libro di Daniele 5,27 “Tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante”; Libro di Giobbe 31, 6-7: «mi pesi Dio con bilance di giustizia e conoscerà la mia integrità»).


-alla misura di riferimento per il  giudizio divino sulla  valutazione dei  comportamenti di vita  dell’uomo fa riferimento la Parabola dei Talenti ( narrata nel Vangelo secondo Matteo 25,14-30; una parabola simile, detta parabola delle mine (unità di misura inferiore rispetto al talento) si trova nel Vangelo secondo Luca 19,12-27.):  la moneta del talento - che per l’epoca corrisponde  ex sé ad unità di misura e di valore per il commercio (divenuta metaforicamente dono o capacità  umana) – ricevuta diventa criterio di valutazione e di giudizio della condotta da parte del Padrone. (vd  xilografia 1712 - Parabola dei Talenti) 





-anche nell’iconografia cristiana la bilancia è presente:  tenuta da S Michele l’arcangelo del giudizio.



                                                                                                


                                                                                                       Rogier Van der Weyden Polittico Giudizio Universale 1443.1451 (particolare Arcangelo Michele)

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La bilancia è strumento e simbolo di valutazione ed anche  di equilibriolibra (bilancia) deriva da equilibrium (composto da aequi=uguale e libra=bilancia) e  libbra  è anche moneta ed unità di misura.


La bilancia  è strumento di giudizio ex sé …e quindi la bilancia è simbolo per antonomasia e rappresenta i l giudicare:  sul bene e sul male, su ciò che è corretto e ciò che non lo è,  su ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. 

 

E per questo nelle mani della Donna/Giustizia l’immagine della bilancia è ricorrente e prevalente ed è evocativa ed assorbente dell’idea del giudizio.

 

L’ immagine ed il simbolo della bilancia attiva suggestioni ed emozioni immediate e tranquillizzanti

 

-La bilancia è - per lo più - retta dalla donna/Giustizia con la mano sinistra : la mano della Giustizia che rende e restituisce il colpo e che rappresenta da sempre la forza e che  impugna la spada (!!) è la destra;   e la sinistra è - al suo cospetto - “la manca” - originariamente nel significato comparativo e negativo  ma che qui assume un accezione positiva: la sinistra è la mano  più lenta e - quindi - più riflessiva e ponderata..meno vendicativa. Ed anche se l’immagine totale non dà una consecutio delle azioni della dx e della sx tuttavia l'attività della  bilancia della sinistra viene prima dell’uso della destra che reca la spada.



                                                                                                                      C.Maccari (1840-1919)  La giustizia con la bilancia era spada tra la legge e la  forza




-La bilancia che la donna/Giustizia tiene è la libra o bilancia a due piatti e due bracci. 


Cosa ben diversa dalla stadera ossia la bilancia ad un piatto - che sicuramente ricordiamo usata nei mercatini rionali o direttamente dai contadini -   e che accoglie e pesa la merce o gli oggetti  in rapporto ad un peso assoluto esterno al piatto e di solito posto sull'unico braccio della stessa. 




La bilancia a due piatti o libra quindi pesa e valuta  le  due posizioni in conflitto ed in rapporto tra loro e non in assoluto:   “Solo il giudizio divino finale è categorico…in effetti nelle rappresentazioni del giudizio finale il Cristo non pesa ma separa l’umanità in due…[3]                                  


                                      (vd Michelangelo Giudizio Universale  cappella Sistema - Particolare)

 

-La bilancia a due piatti è aperta ed accogliente.

la libra può accogliere e valutare  le ragioni di un cittadino in rapporto a ciò che la legge (positiva o anche morale) prescrive…

I due piatti della  libra simboleggiano anche i doppi lati della giustizia[4]: il rigore e la clemenza, il diritto e l’equità, la lettera della legge ma anche i valori a cui si ispira; la legge ma anche i principi superiori dell’ordinamento. 

 

-La bilancia a due piatti evoca non solo la corrispettività ma anche la comparazione:  ciò che si pesa sui due piatti rende diverse riflessioni sia sotto il profilo processuale e procedurale – che è presupposto – del giudizio sia della pesatura finale : 

-le parti devono avere stesse opportunità/possibilità di mettere e far pesare sulla bilancia le loro ragioni

- la dignità delle parti è e deve  identica sia nella fase procedurale che nella valutazione dell’esito del percorso

- la valutazione circa l’intero procedimento è affidata ad un terzo e per questo

- il terzo deve essere imparziale e idoneo alla valutazione

- l’intero percorso  – sia procedurale che finale – deve poter essere verificato, riscontrato coram populo pubblicamente ed in modo trasparente

- il giudizio finale - in caso di differente posizione dei piatti - comporta che: 

a) anche le ragioni di chi “pesa meno” hanno dignità e vanno valutate

b) occorre solo constatarne il disequilibrio oppure si deve riequilibrare i piatti?? 

 

E tutto ciò attiva – ed ha attivato - profonde riflessioni giuridiche e giudiziarie e distanti soluzioni derivanti proprio dalla diverse visioni e manifestazioni della giustizia (retributiva, redistributiva e compensativa, ripararativa etc…)

 

Ma l’immagine  ed il simbolo della bilancia può attivare anche emozioni e suggestioni negative e contrastanti. 


- La bilancia ispira sensazioni di angoscia e di minaccia: 

“Per chi è accusato è meglio muoversi che star fermi, perché quello che sta fermo può trovarsi su una bilancia ed essere pesato con tutti i suoi peccati”  (Josef K in “Il Processo F.Kafka”)

Il giudizio è un "mistero" ed un mistero perenne (vd  S.Satta Il Mistero del Processo Adelphi 1994)

Il giudizio è quindi ex sé  fonte di angoscia: affrontare un giudizio – più evidente nel penale -  incute timore  e paura …si pensi per esempio allo studiato ed acclarato fenomeno della cd. Vittimizzazione secondaria..ossia i  pregiudizi psicologici e relazionali che subisce la vittima di un reato nel dover affrontare il giudizio che si sommano a quelli della vittimizzazione primaria  derivante dal reato.  


- La bilancia può divenire uno strumento ingiusto: lo strumento attiva il timore circa la bontà del suo funzionamento  ed anche circa l’alterazione del mezzo da parte di chi lo usa; ma, soprattutto, è costante il timore e la paura della parzialità di chi giudica e deve valutare l'esito finale delle operazioni della bilancia:

a – lo "strumento" bilancia ha bisogno di continua manutenzione e verifica affinchè i suoi elementi ed ingranaggi la rendano funzionale ed efficiente all’uso

b- le posizioni delle parti di fronte alla bilancia non sono uguali:  spesso sono divergenti in ragioni del potere e del censo..etc…e ciò sia nel momento procedurale di accesso allo strumento – cosa si può mettere sul piatto e cosa può pesare.. - che nel momento del giudizio finale

c- il pericolo della valutazione affidata ad un terzo è sempre incombente in ragione della sua possibile parzialità

d- la bilancia come simbolo nella sua integralità e complessità ben può essere immagine ipocrita nelle mani del potere o del potente di turno: “bisognava che Don Rodrigo (ndr) usasse  certi riguardi, tenesse in conto parenti, coltivasse l’amicizia di persone alte, avesse una mano sulle bilance della giustizia, per farle a un bisogno traboccare dalla sua parte, o per farle sparire , o per darle anche, in qualche occasione, sulla testa di qualcheduno che in quel modo potesse servir più facilmente che con l’armi della violenza privata.” (A. Manzoni I promessi sposi cap XIX)


 

E - per restare con l’autore -  ben possiamo con un po' di sana ironia concludere: ”Così va spesso il mondo… voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo.“ ( A. Manzoni,  I promessi sposi cap. VIII).


 

Pasquale avv.Lattari

 



 

 

 

                               

                              

                                                                                                                                        Don Rodrigo in un immagine tratta dall'edizione del 1840 de I promessi Sposi.


 

 



[1] Il titolo - riassume i contenuti di  diversi incontri e seminari recenti – verrà sviluppato in diverse e successive parti.  Per i riferimenti bibliografici  oltre a quelli citati in P.Lattari La giustizia riparativa Una giustizia umanistica e dell’incontro Milano 2021 il recente G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021; A.Prosperi Giustizia Bendata Percorsi storici di un'immagine Torino 2008;  F. Alati in  http://www.artearti.net/magazine/articolo/lantica-triade-simbolica-della-giustizia-la-bilancia/

 

[2] In un dialogo immaginato  da Battista Fiera, pubblicato nel 1515, intitolato De iusticia pingenda, con Andrea Mantegna,  poneva il problema di come  poter raffigurare l’immagine della giustizia. Il famoso pittore – all'epoca ormai morto – rappresentava le insormontabili difficoltà di rappresentare la giustizia su un argomento. 

“Mantegna si consulta principalmente con filosofi, ma ognuno ha idee molto diverse: c’è chi la vorrebbe seduta, chi in piedi; chi con un occhio dietro per guardarsi le spalle, oppure coperta di occhi, come Argo, affinché nulla possa sfuggirle; chi con una bilancia in mano e priva dell’altra, per impossibilitarle di barare; chi con una squadra di piombo in mano oppure armata di spada.” Momo, interlocutore del Mantegna nell’immaginato dialogo afferma  considerando l’incompatibilità delle idee espresse, dichiara «per Ercole, dipingerla (la giustizia) non si può»". In “QUESTA È LA MIA IDEA IDEA”L’ICONOGRAFIA DELLA GIUSTIZIA SECONDO BECCARIA T. Effer in  Etica & Politica / Ethics & Politics, XXII, 2020, 2, pp. 669-694 ISSN: 1825-5167;  Vd anche Prosperi op. citata pg. 6 e segg.ti.

 

[3] Zagrebelsky op.cit.pg 72.

[4] non è detto che i piatti della bilancia siano contenitori delle ragioni dei litiganti. Potrebbero perfettamente simboleggiare il doppio lato della giustizia, del quale la giustizia debba tener conto: il rigore e la clemenza. “ Zagrebelsky op cit pg 74.