La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti (PARTE PRIMA)

 

                                                            Tribunale di Milano Particolare Facciata


La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti.[1]

 

La civiltà Romana ha creato il diritto (lo ius) come scienza autonoma: un vero e proprio sapere fondato su definizioni e principi, regole, connessioni e conseguenze oggetto di studio e di applicazioni da parte di specialisti..appunto giuristi(avvocati e giudici).

E le definizioni del diritto romano ancora sono valide: 

"La giustizia consiste nella costante e perpetua volontà di attribuire a ciascuno il suo diritto. 


Le regole del diritto sono queste: vivere onestamente (honeste vivere), non recare danno ad altri (alterum non laedere), attribuire a ciascuno il suo (suum cuique tribuere) ". [2]

 

L’idea della Giustizia e l’aspirazione ad essa accompagna l’uomo sin dalle origini. 

La Giustizia somma e piena è propria del trascendente: la Giustizia vera è quella di Dio.  E la Giustizia divina è termine di riferimento per la realizzazione di quella terrena. 


La Giustizia diviene valore di orientamento, di ricerca e di realizzazione, ma anche ideale di speranza ed aspirazione laddove ne venga percepita l’assenza.[3]


La Giustizia è esperienza umana fondante la persona e le relazioni personali e sociali.  

Ed anche se “Oggi la giustizia è intesa spesso come equità nello scambio sociale, non invece come rettitudine interiore dell’uomo, come virtù”[4] la giustizia come  virtù umana è  fondamentale e da sempre individuata come cardine di una vita dedicata al bene e che rende retto e virtuoso l’uomo.[5]  

 

“La giustizia è la virtù che si esprime nell’impegno di riconoscere e rispettare il diritto di ognuno dandogli ciò che gli spetta secondo la ragione e la legge. Per questo il tema della giustizia è vasto come il mondo: tocca tutti i rapporti interpersonali e anche tutti i problemi della vita collettiva e delle relazioni internazionali.”[6]

 

La giustizia è quindi fonte e - al contempo - metro di valutazione dei comportamenti umani  in rapporto alla propria coscienza ed ai propri principi etici e morali,  nelle relazioni tra persone; ed anche dei comportamenti dei governanti verso i cittadini: “Amate la giustizia voi che governate la Terra” è la scritta che compongono le anime dei giusti nel XVIII canto del Paradiso che dà l’avvio al libro biblico della Sapienza (1,1).   

La Giustizia è assimilata alla legge ma al contempo se ne distingue diventandone termine di ispirazione, di  riferimento e di comparazione: anche le leggi sono valutate giuste o ingiuste.

E l’applicazione della legge da parte dei giudici è ispirata ai valori di Giustizia che la permeano:  Giustizia è invocata dalle parti in conflitto o da chi ha subito un’“ingiustizia”, e giusta ed ingiusta viene valutata anche l’opera dei giudici che applicano la legge. 

 

Già i tratti caratteristici - da un lato la concretezza del diritto e delle sentenze e dall’altro l’idealità della giustizia - rendono lo scarto e la diversità ma ne segnano anche la inevitabile contiguità e reciprocità.[7]

 

E nonostante la fondamentale rilevanza la plurima e variegata significanza ed applicazione, “manca una definizione riconosciuta di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto. L’intera storia dell’umanità è una lotta per affermare concezioni della giustizia diverse e perfino antitetiche, “vere” solo per coloro che le professano. Per lo più si è venuti a questo: che giusto è ciò che corrisponde alla propria visione della vita in società (la giustizia, si dice, sta necessariamente in una relazione sociale), ingiusto ciò che la contraddice. Così però la giustizia rinuncia alla sua autonomia e si perde negli ideali o nelle ideologie o nelle utopie. Si riduce a un artificio retorico per valorizzare questa o quella visione politica: la giustizia proletaria, la giustizia etnica, o volskisch del nazismo, la giustizia borghese ecc ciascuna presentata come giustizia autentica, alternativa alle altrui contraffazione della giustizia…Dietro l’appello ai valori più elevati ed universali è facile che si celi la più spietata lotta per il potere il più materiale degli interessi. Quanto più puri e sublimi sono quei valori tanto più terribili sono gli eccessi che giustificano”[8] .

 

Tant’è che il più antico principio di giustizia suindicato del Digesto, attribuito ad Ulpiano unicuique suum  a ciascuno il suo “è una scatola vuota ed essendo vuota ognuno di noi la può riempire come gli pare”.[9] : proprio “j_e_d_e_m_ _d_a_s_ _s_e_i_n_e_” _ossia “a_ _c_i_a_s_c_u_n_o_ _i_l_ _s_u_o_” _era la scritta posta sull’ingresso del lager di Buchenwald!! 


La giustizia, pertanto, reca il rischio di strumentalizzazioni, di essere trasformata in ideologia o strumento del potere ed il diritto - da essa staccato – a  specchio delle idee dominanti.

 

Ed il potere ed il suo esercizio difettoso o privo di riferimenti morali ed etici arriva a deturpare il volto della giustizia e del diritto!! 

 

“Non esistono il bene e il male in sé, ma solamente un calcolo di vantaggi e svantaggi. Lo spostamento della ragione morale ha per conseguenza che il diritto non può riferirsi a una concezione fondamentale di giustizia, ma piuttosto diventa uno specchio delle idee dominanti. Entriamo qui in una degenerazione: un andare “livellando verso il basso” mediante un consenso superficiale e compromissorio. Così, in definitiva, la logica della forza trionfa.”[10] 


E quindi  “Che cosa significano oggi alcune espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità? Sono state manipolate e deformateper utilizzarle come strumenti di dominio, come titoli vuoti di contenuto che possono servire per giustificare qualsiasi azione.”[11]


Ed il rischio è quanto mai attuale.                                    



Pasquale avv.Lattari

 



[1] Il titolo - riassume i contenuti di  diversi incontri e seminari recenti – verrà sviluppato in diverse e successive parti.  Per i riferimenti bibliografici  oltre a quelli citati in P.Lattari La giustizia riparativa Una giustizia umanistica e dell’incontro Milano 2021 il recente G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021 pg 57 

[2] Digesto 1.1.10pr “Chi sta per dedicarsi al diritto, in primo luogo occorre che conosca da dove derivi il nome del diritto (ius). Orbene, il diritto è chiamato con tale nome poiché deriva dalla giustizia: infatti, come Celso definisce con eleganza, il diritto è l’arte del buono e dell’equo (ars boni et aequi). 

Qualcuno, meritatamente, potrebbe chiamarci sacerdoti del diritto: infatti coltiviamo la giustizia e professiamo la conoscenza del buono e dell’equo (bonum et aequum), separando l’equo dall’iniquo, discernendo il lecito dall’illecito, desiderando rendere buoni gli uomini non solo col timore delle pene ma anche con l’esortazione dei premi: aspirando, se non mi sbaglio, alla vera, non ad un’apparente filosofia. Digesto 1.1.1 

[3] “Quando non v’è giudice sulla terra, non rimane che l’appello a Dio nel cielo”. Locke, Due trattati sul governo, a cura di L. Pareyson, Utet  2010 pg 243 che richiama la figura di Jefte del libro dei giudizi cap.11.

[4] C. M. Martini sulla Giustizia Milano 1999 pg. 15Pg. 23

[5] Catechismo chiesa Cattolica n.1805 “Quattro virtù hanno funzione di «cardine». Per questo sono dette « cardinali »; tutte le altre si raggruppano attorno ad esse. Sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. 

« Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza » (Sap 8,7). Sotto altri nomi, queste virtù sono lodate in molti passi della Scrittura. 

Catechismo chiesa Cattolica n.1807  "La giustizia è la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata « virtù di religione ». La giustizia verso gli uomini dispone a rispettare i diritti di ciascuno e a stabilire nelle relazioni umane l’armonia che promuove l’equità nei confronti delle persone e del bene comune.”

[6] C. M. Martini sulla Giustizia Milano 1999 pg. 15 

[7] Sin dagli albori della civiltà la giustizia è sempre stata distinta dal diritto: sin dalla Grecia dike/giustizia è presso Zeus ed invece il nomos/diritto è presso gli uomini, passando per il pensiero ebraico/cristiano (vd Salmo 84 11-12 …la verità germoglierà sulla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo, Salmo 32 5 Egli ama la giustizia ed il diritto, Matteo 5,1 5,6 se la vs giustizia non supererà quella di scribi e farisei non entrerete nel regno dei cieli; beati coloro che hanno fame e sete della giustizia) giungendo sino ai nostri giorni. E tuttavia il rapporto di contiguità è anche sempre stato presente: “Piuttosto come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne” (Amos 5,24).  

[8] G. Zagrebelsky Le cattedra dei non credenti cit. pg 1160.

[9] G. Zagrebelsky La virtù del dubbio Bari 2007 pg 46. 

[10] Papa Francesco Fratelli tutti. N 210. 

[11] Papa Francesco Fratelli tutti. N 14.