LA GIUSTIZIA E’ DONNA (PARTE TERZA) La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti.


                                                                                                                                                Allegoria della Giustizia  A. Canova (1757-1822) 

LA GIUSTIZIA E’ DONNA (PARTE TERZA) La giustizia: contenuti, simboli manifestazioni e volti.[1]

La Giustizia è raffigurata da sempre con l’immagine di una donna.  

Sin dall’antichità ed ispirata dalla mitologia la Giustizia - nonostante i più grandi legislatori (da Hammurabi a Mosè, da Solone a Giustiniano) e giudici (si pensi a Salomone per tutti) siano stati uomini e le società siano state – per lo più - patriarcali - è da sempre raffigurata con una figura femminile. 


E’ donna Maa’at la dea Egizia della giustizia che pesa con la bilancia le anime. (vd immagine in Libro dei Morti)

E’ donna Antigone che oppone la sua giustizia fondata sulle leggi eterne e non scritte ed incorrotte “incrollabili degli dei, che non da oggi né da ieri ma da sempre sono in vita, né alcuno sa quando vennero alla luce”   alla giustizia  di Creonte che per decreto impone nuove regole con quelle contrarie. 

E’ donna Dike che Esiodo – avendo sperimentato ingiustizia dal fratello che aveva subornando i giudici ottenuto porzione maggiore di eredità ed in Le opere e i giorni invoca Giove per la violenza subita -  “crea”, figlia di Giove e Themis, che siede accanto al padre e lo informa delle azioni malvagie degli uomini affinché provveda a punirle. 

La donna/Dike è definita “Vergine” da Platone (Leggi XII 943e), e ad imitazione di tale caratteristica i giudici della terra devono essere incorrotti ed incorruttibili. 

E’ donna  Pallade Atena che - nelle Eumenidi di Eschilo - istituisce il tribunale dell’Areopago per evitare che le Erinni applicassero la vendetta su Oreste che aveva ucciso la madre ed l’amante Egisto per vendicare il padre Agamennone ucciso da questi (che vendicavano l’uccisione della figlia Efigenia immolata agli Dei per propiziarseli e vincere la guerra di Troia)

Anche a Roma la Iustitia ha l’immagine di una donna.


E’ donna la Iustitia nelle monete romane: “Sul diritto di un dupondius di Tiberio, dell'anno 23, si vede la testa di Livia, madre dell'imperatore, con l'iscrizione Iustitia. In Livia, la donna più degna di rispetto dell'Impero, si impersona la Iustitia.” [2]

 

Nella mitologia Romana Iustitia  è una delle Ore che dopo il regno di Saturno – età dell’oro – con l’avvento di Zeus - età del ferro – scappa dalla terra per l’empietà degli uomini e si rifugia nei cieli dove diviene la costellazione della  Vergine (detta anche Astrea).[3]

 

E nel cielo zodiacale era contigua alla costellazione della Bilancia o Libra (simbolo di equilibrio tra giorno e notte); ed i simboli delle due costellazioni vengono associati e correlati: la verginità e la purezza delle Vergine si sposa con l’armonia e l’equilibrio della Bilancia o Libra. 

Ed è la vergine di Virgilio  che - nella IV ecloga  Bucoliche – torna e  preannuncia la venuta di un bambino dall’alto dei cieli che rigenererà il mondo.[4]

E la visione “profetizza” – alcuni decenni prima della Storia - l’avvento del Cristo attraverso proprio una Vergine/madre.

E tale testo è  fonte di conversione per Stazio che Dante e Virgilio incontrano nel Purgatorio canto XXII che – proprio in riferimento all’età dell’oro/Regno di Saturno -  afferma:  “Secol si rinova; torna giustizia e primo tempo umano,
e progenïe scende da ciel nova.”

 

-Nel medioevo la Giustizia è la donna  –  a malapena scorta dagli uomini come riflessa in uno specchio - nel templum Iustitiae[5] con gli occhi come stelle e sguardo ardente e circondata da virtù tutte femminili  -ReligioPietasGratia,VindicatioObservantiaVeritas.[6]

 

-E nella tradizione cristiana - pur essendo la giustizia  una qualità divina ben distinta dall’umana - continua l’immagine della giustizia raffigurata da una donna/mater – che genera vita ed è feconda di virtù e rapporti giusti - e che ben coesiste  con l’attributo dell’incorruttibilità che ha come riferimento la verginità femminile.


E’ l’immagine della Madonna che  S.Bernardo invoca  “Vergine madre figlia del tuo figlio”  dell’ultimo canto del Paradiso dantesco. E la Madonna risponde alle invocazioni – che corrispondono ad attributi della Giustizia -  di  Virgo clemens e  Speculum iustitiae nelle Litanie Lauretane[7]. (vd rappresentazione devozionale a lato)

 

  




E tali simboli e significati ed aspetti  si ritrovano nelle immagini femminili  della giustizia – che rimandano al divino - dell’arte medievale e rinascimentale.


In Giotto la donna/Giustizia della Cappella degli Scrovegni (1306) ..... 

 


....è molto simile alle fattezze, postura e posizione ambientale della Vergine della Maestà di Ognissanti (Uffizi Firenze 1310)





 




 

Nel Perugino  la virtù della Giustizia è donna insieme alla Prudenza  nell'affresco del Collegio del Cambio Perugia (1500).( donne sono anche La fortezza e temperanza in un altro affresco) 



La donna Giustizia in Raffaello nella Stanza della Segnatura in Vaticano

è posta sulla volta  al di sopra delle altre virtù...perchè è superiore alle stesse  (riprende Aristotele che afferma la perfezione della Giustizia "nella Giustizia è compresa ogni virtù" (Eth Nic. V) ..ma anche le sacre scritture  il libro della Sapienza: «Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza delle quali nulla è più utile all’uomo nella vita» (Sap. 8,7) e la visione della Giustizia di S.Agostino)   





Le altre 3 virtù cardinali - prudenza, fortezza e temperanza -  sono poste su una parete della Stessa stanza. 


 











E la figura di donna continua a permanere anche nella simbologia dell’arte moderna e contemporanea. (vd Statua Giustizia di Attilio Selva (Trieste1888 – Roma1970) in Tribunale Milano)




Ma l’immagine/simbolo  della giustizia come donna  genera anche significati ed attributi e riferimenti con accezioni negative rispetto a quelli indicati.

 

-La donna è inaffidabile: il mito di Pandora - la prima donna mortale della mitologia greca creata dagli dei - devia dalle indicazioni divine ed apre il vaso, affidatole da Zeus con il divieto di aprirlo  perché liberato tra gli uomini tutti i mali in esso racchiusi. 

 

-La donna è seduttrice ed  ammaliatrice: la maga Circe attira ed a suo piacimento trasforma gli uomini  in animali ( maiali, cani, leoni in ragione del proprio carattere e natura). ( Odissea X, 210 e sgg)


-La donna è vendicatrice: Medusa  per il reato subito non dà scampo agli uomini che le rivolgono lo sguardo..e ciò  nonostante Perseo le avesse tagliato la testa.[8]                                                             
(vd scudo con Testa di Medusa - Caravaggio 1598 Galleria Uffizi Firenze)





 -La donna è ingannatrice:  è Eva che è tentata ed è -  al contempo - tentatrice (nell'affresco di Masolino Le tentazione di Adamo ed Eva nella Cappella Brancacci a Firenze  anche il serpente ha le sembianze femminili!!). 







La donna/giustizia  -  per conseguenza  - è corrotta e/o può corrompersi.

 

E’ immagine di giustizia di Bansky effigiata in una statua posta a Londra (ma subito rimossa..e che tuttavia si reperisce sui social) con elementi e simboli di una donna corrotta.


E tali visioni della donna inidonea alla giustizia ed al suo equilibrio è una visione ormai superata non solo dalla storia ma anche nella percezione e nel comune sentire dei cittadini.[9]



Le contemplazioni delle immagini e dei simboli stimolano significati mai assorbenti e totalizzanti e che, quindi,  ben possono coesistere con accezioni e sfumature diverse e complementari - se non contrarie -  ...riposano sull'inafferrabilità del "bene giustizia".. mai raggiunto..e di cui si è in perenne  ricerca. 


E significati ambivalenti stimolano anche gli altri simboli con cui è rappresentata la giustizia a cui saranno dedicati successivi post.

 


Pasquale avv.Lattari

[1] Il titolo - riassume i contenuti di  diversi incontri e seminari recenti – verrà sviluppato in diverse e successive parti.  Per i riferimenti bibliografici  oltre a quelli citati in P.Lattari La giustizia riparativa Una giustizia umanistica e dell’incontro Milano 2021 il recente G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021 pg 57 e segg.ti 

[2] Iustitia di W. Köhler Enciclopedia dell' Arte Antica (1961) in https://www.treccani.it/enciclopedia/magnificentia_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ ove sono citate anche altre raffigurazioni della giustizia con effigie di donna su monete romane. 

[3] Victa iacet pietas, et Virgo caede madentes, ultima caelestum, terras Astraea reliquit. "Vinta giace la pietà, e la vergine Astrea lascia — ultima degli dei — la terra madida di sangue" (Ovidio, Metamorfosi, I, vv. 149-150). 

[4] (vv. 5.7): magnus ab integro saeclorum nascitur ordo. Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna; iam nova progenies caelo demittitur ab alto. "nasce di nuovo il grande ordine dei secoli. Già torna la Vergine, torna il regno di Saturno; già la nuova progenie discende dall'alto del cielo". 

[5] in  Questiones de iuris subtilitatibus di autore ignoto attribuite ad Irnerio o a Piacentino o ad un glossatore del XII sec. che riprende l’immagine del sanctissimum templum del Digesto di Gisutiniano per legittimare la generalità del diritto romano come ius comune a cui dovevano ispirarsi tutti i diritti particolari dei territori componenti l’impero.


[6] Virtù assunte a  parti o attributi della giustizia  in San Tommaso. (Summa theologiae, IIa-IIae, qu. 80, specie in pr. e arg. 1) 

 

[7] Lauretane per l'uso che se ne fa nella Santa Casa di Loreto a partire dalla prima metà del secolo XVI

 

[8] Ovidio nelle Metamorfosi narra di Medusa - in origine ragazza bellissima che fu violentata da Poseidone dio del mare nel tempio di Atena -  trasformata da Atena  in un mostro con i capelli come serpenti che pietrificava chiunque avesse incrociato il suo sguardo nonostante Perseo le avesse tagliato la testa …"Venga Medusa: sì ‘l farem di smalto" (Dante, Inferno IX -52)


[9] Anche se non è acquisizione antica…in Italia per es. solo dopo il 1963 si apre alle donne l’accesso alla magistratura italiana. Di quanto emerse nei lavori della Costituente in cui si legge tra l’altro “la donna deve rimanere la regina della casa, più si allontana dalla famiglia più questa si sgretola. Con tutto il rispetto per la capacità intellettiva della donna, ho l’impressione che essa non sia indicata per la difficile arte di giudicare. Questa richiede grande equilibrio e alle volte l’equilibrio difetta per ragioni anche fisiologiche (ciclo mestruale). ….”  si veda Zagrebelsky la Giustizia come professione pg. 65 e segg.ti ove cita tale espressioni relativve ai lavori 10 gennaio 1947 IIsez. II sottocommissione; 26 novembre 1947 Assemblea.