La Giustizia Riparativa - in particolare la mediazione penale che ne è lo strumento principe - non è per tutti i reati e non è per tutte le persone in essi coinvolte.
Anzi per alcuni reati è improponibile ed impercorribile ed arrecherebbe ulteriori danni e pregiudizi - si pensi ai reati di violenza contro i minori, contro le donne per esempio -. Comunque anche a prescindere dalla gravità del reato e dagli interessi lesi è fondamentale il rispetto dello status della vittima.
E' legittimo e giustificato il diniego frapposto dalle vittime anche nei reati apparentemente lievi dovendo riscontrare - a livello esperienziale dopo anni di mediazioni penali - che la profondità del conflitto e del pregiudizio subito dal reato non dipende dal titolo di reato ma in concreto dalla persona della vittima, dal suo status e dai pregiudizi subiti dalla condotta del reo.
La Giustizia Riparativa è nell'interesse della vittima: l'attivazione dei percorsi, in primis la mediazione, dipende dalla sua volontà. E volontario è l'intero percorso.
Tuttavia il tempo è variabile che può agevolare le vittime - con il distanziamento dalla rivalsa, dalla rabbia, dal risentimento connaturati al sopruso subito – all'incontro con il reo: abbiamo assistito a percorsi di giustizia riparativa in reati gravi; per tutti - vista la pubblica conoscenza dei reati - quelli avvenuti tra i familiari delle vittime ed i condannati per atti gravi di terrorismo ad anni di distanza dai fatti.
Giovanni Ricci figlio di Domenico Ricci della scorta di Aldo Moro ucciso dai terrostisti nel marzo 1978 in Via Fani ha incontrato gli assassini del padre dopo 35 anni:
”Ha conosciuto i terroristi? Sì ho incontrato Valerio Morucci, che ha ucciso mio padre. E poi Franco Bonisoli e Adriana Faranda. È successo nel 2012. Ho voluto confrontarmi con loro. La giustizia penale ti dà sicurezza della pena. Ma non cessa il tormento interno. Ho voluto un passo in avanti. Nei terroristi non ho più visto il mostro ma delle persone. Ho guardato i loro occhi, le bocche, le voci. Questo mi ha permesso di riconciliarmi col passato. Loro per uccidere avevano ridotto le vittime a oggetto. Io ho fatto il percorso inverso. Non li vedevo più come assassini ma persone.
Come è stato l’incontro con Valerio Morucci? L’ho visto piangere per il male fatto. Mi ha chiesto: «Tu sai chi sono io?». Gli ho risposto: «La tua croce è più grande della mia». Nonostante il dolore per la perdita di mio padre ho ripreso a vivere. Non sono più una vittima, sono rinato come una persona.” (Vd intervista a Giovanni Ricci su: https://www.benecomune.net/rivista/rubriche/pensieri/il-figlio-dellautista-di-moro-cosi-ho-vinto-dolore-e-rabbia)
Pasquale Lattari
(Tratto dalla prossima pubblicazione sulla Giustizia Riparativa)